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“Lo que fascina es el sonido. Podría decirse que suenan todas las cosas […] Que suena la luz, que suena el color, que suenan las formas”.

Da Impresiones y Paisajes di Federico García Lorca

 

«Riscatto dal folclore, passaggio dal pittoresco all’autentico, dal colore locale al genio di un popolo e di una civiltà, dal caratterisco al carattere».

Così Massimo Mila, insigne musicologo italiano, descrive ed evidenzia la profondità de “Le Siete canciones populares españolas”.

Esse furono scritte nel 1914 da Manuel De Falla (Cadice, 23 novembre 1876 – Alta Gracia, 14 novembre 1946) per soprano e pianoforte. Dedicate a Madame Ida Godebska, vennero eseguite per la prima volta nel febbraio 1915 a Madrid, durante il primo concerto della Sociedad Nacional de Musica. Questo fu un vero primo passo per la coraggiosa valorizzazione dell’arte iberica.

De Falla scandisce il respiro della propria terra, inoltrandosi nei tratti infiniti del folclore musicale spagnolo.

È lui stesso a parlarne in un articolo apparso nella rivista «Mùsica»: «La mia modesta opinione è che in una canzone popolare lo spirito è più importante della lettera. Il ritmo, il modo e gli intervalli melodici sono la cosa principale, com’è dimostrato dal popolo con la trasformazione continua della linea melodica. Ma c’è di più: l’accompagnamento ritmico o armonico è importante almeno quanto la canzone stessa, e quindi bisogna ispirarsi in questo direttamente al popolo».

La sua, dunque, è una musica che fa struggere lo spettatore, una musica che parla all’inconscio, alla coscienza universale e richiama una miriade di storie vissute, raccontate. Egli ripropone il canto popolare, ridandogli quella dimensione assoluta che da sempre gli appartiene.

 

La varietà e la vitalità delle Canciones sono sorprendenti: troviamo spunti dalla Murcia (Seguidilla), dalle Asturie (Asturiana) e dall’Aragona (Jota) che si uniscono e succedono a moduli tematici tipicamente andalusi, toccando come parti di una grande anima le diverse regioni di questa grande terra e dell’animo umano.

Ciò che viene scavato è il tema dell’amore, sotto tutte le tinte.

El paño moruño allude al tema della verginità, considerata, in quel contesto, indispensabile per convolare ad un buon matrimonio, degradante se persa; l’Asturiana alle sofferenze d’amore; Nana alla dolcezza della maternità; Canciòn e Polo sono canti di tradimento, il primo deluso ed amareggiato, il secondo guerresco e vendicativo.

 

Di seguito proponiamo una nostra interpretazione che desidera, attraverso l’immagine e la musica, trasmettere la delicatezza profonda dell’amore materno così ben descritto da De Falla.

 

Il testo e la traduzione:

NANA: Duérmete, niño, duerme;/duerme, mi alma,/duérmete, lucerito/de la mañana.

NINNA-NANNA: Dormi, bimbo, dormi,/dormi anima mia,/dormi, stellina/del mio mattino!

 

Tale brano viene eseguito nella trascrizione per viola e pianoforte, dove la musica stessa trascende il testo per arrivare direttamente al cuore.

https://youtu.be/xFfyDxBtS0U